Oggi risoluzione dello schermo e formato sono due aspetti che pesano tantissimo nella scelta di un notebook, o nell’acquisto di un nuovo monitor per il PC. Si tratta di una questione salita alla ribalta in anni recenti, per via dell’improvvisa importanza di questi parametri per la qualità del video e per chi svolge, per esempio, una professione avente a che fare con l’editing.
Se in passato erano disponibili pochissime opzioni, tanto da rendere superfluo lo studio di questi elementi, attualmente essi rappresentano una parte fondante in termini di prestazioni. Se anche tu vorresti approfondire questi temi, ti farà comodo leggere la nostra guida sulla risoluzione e sul formato.
Spessissimo sentiamo parlare di risoluzione dello schermo, e altrettanto spesso le persone si chiedono cosa significhi. Per risoluzione, nello specifico, si intende il rapporto tra le unità di superficie ed il numero dei pixel, questo significa che la risoluzione dello schermo non si limita ad indicare il solo numero dei pixel. Nonostante tutto questo, è meglio procedere riferendosi all’accezione comune del termine, ovvero al totale dei pixel orizzontali e verticali. Come sicuramente ti sarà già capitato di leggere, questo rapporto viene espresso da una moltiplicazione che permette di ottenere un determinato risultato, per esempio, all’inizio la risoluzione più comune era 640 x 480 pixel. Ciò accadeva per una ovvia limitazione in termini tecnologici e di schede video allora disponibili. Naturalmente, la risoluzione corrisponde sempre ad una scelta del produttore, dunque potrebbe variare.
Se in passato un sistema operativo come Windows costringeva l’utente ad utilizzare una certa risoluzione preimpostata, o al massimo un paio di alternative, oggi la questione è molto diversa, le ultime versioni dei sistemi operativi più comuni individuano automaticamente le capacità della scheda video e del monitor, e permettono di attivare la risoluzione migliore.
Al momento è piuttosto comune imbattersi in specifiche tecniche come il progressivo e l’interlacciato, quando si parla di risoluzione dello schermo, la presenza di queste due tecnologie viene espressa dalle lettere P e I immediatamente dopo il valore in pixel verticali. Per fare un paio di esempi, potrebbe capitarti di leggere la presenza di una risoluzione 1080i o 1080p. Vediamo quale risulta essere la differenza tra progressivo e interlacciato. Il secondo è il retaggio delle vecchie tecnologie degli schermi televisivi CRT, produceva un effetto di sfarfallio che venne solo parzialmente risolto aumentando la canonica frequenza di aggiornamento, da 60 a 100, per esempio.
Con l’avvento della tecnologia LED, il problema fu risolto definitivamente, fu in questo momento che si passò dal termine frequenza di aggiornamento al termine frame rate, espresso in Hz. Inoltre, cambiò anche la tecnologia, passando da interlacciata a progressiva. Vediamo quali sono, quindi, le differenze tra I e P. L’interlacciato provvede alla formazione dell’immagine fornendo una visualizzazione riga per riga, prima procedendo con le pari e successivamente con le dispari. Al contrario, il progressivo trasmette ogni riga seguendo una frequenza, invece che alternando le pari alle dispari, il passaggio verso questa tecnologia ha prodotto la quasi totale senza di sfarfallio.
Con il passare del tempo, sono nate diverse risoluzioni sia progressive che interlacciate, questo ha consentito ai produttori di provvedere alla creazione di alcune etichette per indicare ogni singola risoluzione. Lo scopo era quello di facilitarne la lettura, semplicemente facendo riferimento ad un solo numero o sigla, piuttosto che all’intero rapporto fra pixel verticali e orizzontali. Ecco la lista delle etichette e del loro corrispettivo in termini di risoluzioni:
720p, con l’etichetta 720p si indica una risoluzione pari a 1280×720 pixel, nota anche come HD Ready o semplicemente HD.
1080p, quando si parla di 1080p, si intende la risoluzione dello schermo da 1920×1080 pixel, dunque la Full HD.
1440p, la risoluzione 1440p corrisponde ad una risoluzione da 2560×1440 pixel, Quad HD, ed è spesso reperibile nei portatili gaming o comunque di fascia alta.
2160p, la risoluzione 2160p equivale alla risoluzione da 3840×2160 pixel, 4K, e appartiene ai monitor e ai notebook di fascia molto alta.
4320p, la risoluzione 4320p, conosciuta anche come 8K, corrisponde ad un valore di 7680×4320 ed è il massimo in termini di risoluzioni attualmente disponibili.
Un altro valore molto importante è rappresentato dal formato dello schermo o del monitor, noto anche come aspect ratio, in questo caso si parla del rapporto fra larghezza e altezza dell’immagine. All’inizio esisteva solo il formato 4:3, ereditato dal cinema e presto giunto anche sulle televisioni e sui primissimi monitor. Con l’avanzare delle tecnologie, però, il 4:3 è stato velocemente sostituito e ciò ha prodotto un periodo di transizione particolare, molti video sono stati infatti tagliati o adattati ai nuovi aspect ratio. Poi, naturalmente, sono stati i produttori a cambiare strategie e a immettere sul mercato nuovi televisori o monitor dotati di un diverso formato.
Così nacque il widescreen, un formato che inizialmente non era definito in modo preciso, in quanto si riferiva a qualsiasi altro aspect ratio superiore a 4:3. Poi, il widescreen è stato usato per indicare il formato ad oggi più comune, ovvero il 16:9. Non è un caso che al momento i video e le trasmissioni satellitari siano tutti realizzati per questo aspect ratio specifico, data l’enorme diffusione di questi monitor. In tutto questo, nel mezzo, anche il formato 16:10 ha avuto il suo momento di gloria, dal 2011, però, è stato sostituito definitivamente dal 16:9, che oggi rappresenta un vero e proprio standard dell’alta definizione. Bisogna sottolineare che, in base al formato, è possibile utilizzare solo alcune delle tante risoluzioni. In sintesi, per concludere questa parte, il formato indica prettamente le dimensioni della TV o del monitor.
La domanda successiva quella relativa al modo in cui il formato di un monitor influisce sulla sua risoluzione. Per iniziare, se da un lato è vero che certi formati non leggono le risoluzioni più antiche, dall’altro lato ciò non significa che sia impossibile vedere i vecchi film, ci pensano i software, in automatico, ad aggiungere le bande nere orizzontali o verticali per pareggiare la risoluzione. Le dimensioni del monitor, invece, influiscono pesantemente sulla qualità di riproduzione delle immagini in alta risoluzione, più sarà grande il monitor, più sarà possibile sfruttare le risoluzioni molto alte, a patto che la densità dei pixel possa permettere tutto questo.
Questo significa che non bastano dimensione e risoluzione per ottenere immagini di altissima qualità, la differenza la fa il costo del monitor e la bravura del produttore. Vediamo cosa succede se si prova a sfruttare una risoluzione troppo alta su un monitor che non è capace di gestirla. Alle volte è Windows a impedirlo, fornendo uno schermo nero, mentre altre volte il testo rischia di diventare troppo piccolo per essere letto su quello schermo, questo ti costringerà a tornare ad una risoluzione inferiore. La conclusione di tutto questo discorso è la seguente. se vuoi avere la certezza di poter contare su un monitor ad alte prestazioni, dovrai necessariamente spendere cifre molto più alte rispetto ai canonici monitor a basso costo, anche se sono 16:9, presenti sul mercato.